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Monza, 20 aprile 2010
Chiesa Santa Maria al Carrobiolo di Monza
Ludovico Einaudi conquista Monza. Successo per la serata benefica firmata Zeroconfini
Fare un concerto in piano solo è sempre una grande avventura. Un’esperienza emozionante, un dialogo con se stessi, una meditazione piena di tensione rivolta a chi sta ascoltando. […] Mi dimentico dove sono, chiudo gli occhi, mi allontano dal mondo, e i miei brani prendono un’altra forma, si dilatano, si accelerano, si mescolano tra loro, assumendo altri significati, arricchendosi di una nuova luce che ha la durata del vento… E questa è la magia di un concerto dal vivo.”
Ludovico Einaudi è compositore e pianista italiano. Figlio dell’editore Giulio Einaudi e nipote del Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi.
La sua musica affonda le radici nella tradizione classica con l’innesto di elementi derivati dalla musica pop, rock, folk e contemporanea. Le sue melodie, profondamente evocative e di grande impatto emotivo, lo hanno reso oggi uno degli artisti più apprezzati e richiesti della scena europea.

Ludovico Einaudi, compositore e pianista
A seguito del suo ultimo album, Divenire (Decca 2006, Disco d’Oro in Italia), ha fatto un tour europeo di oltre 80 concerti, culminato nel novembre del 2007 con un concerto alla Royal Albert Hall di Londra davanti a 4000 persone. Ludovico Einaudi ha scelto di sostenere Zeroconfini Onlus affinchè possa continuare il suo cammino verso la solidarietà.
Zeroconfini Onlus ha conferito la nomina di Socio Onorario a Ludovico Einaudi per aver contribuito, con il suo concerto benefico, al sostegno dei progetti di solidarietà della nostra Associazione Culturale Umanitaria. Grazie a questo straordinario artista, che ha attribuito alla sua musica i caratteri di eternità e universalità, Zeroconfini Onlus può continuare il suo viaggio vero la solidarietà.
Nel cantico del mondo
Attraverso l’oceano un ciuffo di fiori
per un attimo… uno scoppio di cellule
nel cantico del mondo
tutto, tutto
fino in fondo
In questo tempo dentro il tempo
un brivido di luce
Oh, meraviglia!
È un’alba fertile di salici e di arbusti
nell’universale fiato
per trasmutazione del cuore
Nelle alte fioriture le scritte dei segni
come vuole il vento
da ogni possibile distanza.
In me, in me
quegli spedimenti di armonia
oggi
mi portano la delizia di questo canto
lungo gli argini
nelle fibre della mia imperturbabilità
In questa immagine specchiata
nel cielo che mi conforta con il suo mutamento.
Finché tempo mi plana intorno
l’infinito è inebriato
in me, in me.
lungo tutto l’orizzonte che in lontananza
affonda nel mio mare
Nel verde della mia terra
muschiata di sera
fin dentro i borghi e i suoi lapilli assolati
tralci sui miei passi abbacinati.
Sento, sento
nella profondità dell’aria
questa imminenza che si accumula
per poi scoppiarmi dentro.
nella luce di un battito d’ali
che si posa nel nido gonfiato tra i rami
E dal mio fondo ritorna il canto
che mi sciama intorno
in ogni pausa di respiro.
Chiaro, infinitamente indistruttibile
fra due stelle e la dolcezza
del grido degli uccelli.
Alla terra dico IO SONO…IO SONO…
Antonetta Carrabs
La chiesa di Santa Maria al Carrobiolo, a Monza, nella quale è stato tenuto il concerto
Il termine Carrobìolo deriva da piccolo carrobbio, cioè piccola piazza per la sosta dei carriaggi presso le antiche porte cittadine. La prima chiesa di Santa Maria del Carrobiolo apparteneva alla comunità degli Umiliati delle Sante Agata e Maria e risale al 1232, anno in cui l’arciprete di Monza autorizza la costruzione di un oratorio dedicato a Dio e alla Vergine. Era detta la casa degli Umiliati di S.Agata ed era la più importante dell’ordine a Monza.

Chiesa Santa Maria al Carrobiolo in una foto d’epoca di Monza

Chiesa Santa Maria al Carrobiolo di Monza
Nel 1571 l’ordine degli Umiliati venne soppresso da Papa Pio V: il complesso della chiesa e del relativo convento fu assegnato ai padri Barnabiti che, nel 1573, iniziarono a rinnovarlo, conservando tuttavia le strutture della chiesa, del campanile e del chiostro. Il 15 giugno 1584 San Carlo Borromeo consacrava il tempio. Seguirono nel tempo vari lavori di rimaneggiamento.
L’avvento della Repubblica Cisalpina porta alla chiusura del Noviziato (1796), alla soppressione della comunità e alla confisca dei beni (1798). In tale occasione tuttavia il marchese Carlo Arconati Visconti riacquista il complesso e lo rende ai Barnabiti nel 1799. Il successivo decreto napoleonico di soppressione degli ordini religiosi lo colpisce nel 1810 e ancora una volta l’Arconati lo riscatta ed i suoi eredi lo riconsegnano ai padri Barnabiti quasi settanta anni dopo. L’architetto Enrico Terzaghi pone mano a vari lavori di rinnovamento, della decorazione è incaricato Giacomo Martinetti. Vengono poi realizzate dai milanesi Bertini le vetrate in facciata: l’Immacolata al centro e le sante Agata e Barbara ai lati.
La facciata della chiesa è a due ordini sovrapposti: quello inferiore, diviso in tre ordini da lesene, presenta tre portali a timpano; l’ordine superiore ha un solo campo centrale sormontato da un timpano e reca una bella finestra serliana, opera di Battista Borgonovo (1581). Al vertice del timpano la statua della Vergine, opera di Giovanni Battista Brunetti (1715); ai lati due angeli di Carlo Artelli (1717)
L’interno mantiene l’impianto medievale, a tre navate, con abside piatta e due cappelle in testa alle navate minori. La volta a botte probabilmente risale agli anni precedenti la riconsacrazione di San Carlo. Le decorazioni pittoriche sono opera del barnabita Invenzio Montalti (1696 e oltre), di Andrea Porta (1707-1709), dei fratelli Giovanni Battista e Gerolamo Grandi, di Andrea Montalto. È rappresentata la glorificazione della Vergine e di S.Agata. Il Moncalvo, che intorno al 1619 lavorava al Duomo di Monza, è qui presente con due dipinti: l’Adorazione dei Magi, nella prima campata, e l’Adorazione dei pastori nella quarta campata della navata destra. Nella terza campata destra la porta d’ingresso al monastero, sormontata da una lapide che ricorda la consacrazione della chiesa ad opera di San Carlo.
Nella navata sinistra, la terza campata corrisponde alla Cappella dell’Addolorata (ridipinta nel 1926 da Luigi Morgari) che contiene un notevole Crocefisso del XVI secolo, attribuito all’intagliatore Battista da Saronno, e la statua in legno policromo dell’Addolorata, opera del XVII secolo.
All’esterno della chiesa, sul lato destro della piazza, sporge il fabbricato del Convento con portale di pietra arenaria sormontato da un medaglione con la figura di San Paolo, evidente riferimento all’ordine dei Barnabiti (Chierici Regolari di San Paolo).
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