La poesia “cura” per anziani e bimbi – Corriere della Sera, 15.03.2015

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Ernesto Cardenal Poeti Fuori Strada

Ernesto Cardenal Poeti Fuori Strada

La poesia “cura” per anziani e bimbi

Al via a Monza il progetto Poeti Fuoristrada, laboratori dove si aiutano le persone ricoverate o in difficoltà a esprimere le proprie emozioni per stare meglio

–di Ruggiero Corcella

Può la poesia incidere sul reale, al punto di arrivare a trasformarlo, o quantomeno, di modificare il nostro sguardo e il nostro modo di concepirlo? il professor Giuseppe Masera, ex direttore dell’Oncoematologia pediatrica all’ospedale San Gerardo di Monza, la poetessa Antonetta Carrabs, presidente della Casa della Poesia di Monza, e il poeta Milton Fernandez, ne sono convinti.

Per questo hanno dato vita all’iniziativa “PoetiFuoristrada” per portare la poesia alle persone “fragili”. I tre coordinano i primi due laboratori-campione, a Monza e a Milano, supportati da «facilitatori»: poeti e non poeti, scrittori e volontari selezionati che si impegneranno a beneficio di bambini e giovani adulti affetti da importanti patologie, di anziani e di persone con situazioni di grave disagio. L’intenzione di Masera è poi di «misurare» anche scientificamente i risultati ottenuti, attraverso questionari.

L’esordio

A battere il primo ciak dell’iniziativa hanno provveduto il 16 marzo dieci ospiti del Centro Geriatrico Polifunzionale San Pietro di Monza, una RSA inaugurata dalla Cooperativa La Meridiana nel 2001 per il ricovero a lungo termine di persone anziane non autosufficienti. «Giorno dopo giorno — dice Roberto Mauri, presidente della Cooperativa — cerchiamo motivi per dare un senso alle giornate dei nostri ospiti. Quando ci hanno proposto PoetiFuoristrada abbiamo capito che il progetto era valido e abbiamo deciso di aderire».

Annamaria, Angela, Renata, Carla , Silvana, i due Aldo, Luigi, Henrietta ed Eleonora aspettano in cerchio l’inizio. Solo quattro di loro camminano ancora, gli altri sono in carrozzina. Tutti hanno curiosità, attenzione, sensibilità da vendere. Tutti in cerchio, nella stanza delle attività al primo piano della struttura immersa nel verde di un parco secolare, ascoltano Antonetta Carrabs, alla quale si sono aggiunte Anna e Paola, due “poetesse facilitatrici” , e il professor Masera:

«Il progetto parte con voi, siamo i primi in Italia — spiega la poetessa —. Fare poesia vuole dire raccontare le proprie emozioni, senza tenere conto della metrica o altro. Ognuno può tirare fuori le proprie emozioni perchè questo, dicono i medici, fa stare bene. Ci incontreremo ogni mercoledì, fino a giugno, e insieme faremo grandi cose».

Prof. Masera

Ha in mano un foglio stampato con la prima poesia “scritta con gli occhi” grazie all’ausilio di uno speciale computer da Luigi, un malato di SLA (Sclerosi laterale amiotrofica) ricoverato nella residenza SLAncio, inaugurata a gennaio del 2014 e adiacente alla Rsa San Pietro. La struttura, voluta dalla Cooperativa La Meridiana per rispondere ad una reale carenza del territorio, si prende cura appunto di malati di SLA, pazienti in stato vegetativo e malati terminali che necessitano di hospice (le strutture residenziali dedicate al ricovero e alla degenza dei malati che necessitano di cure palliative).

Il componimento di un malato di SLA

Legge la poetessa:

«Nel mezzo del cammin della mia vita mi giunse notizia assai sgradita. Avrei percorso un’erta ripida e scoscesa, potete immaginare la sorpresa. Avrei dovuto perdere il sorriso e sperare di salir presto in paradiso, ma la mia anima ribelle non voleva ancora vedere il mondo da lassù sopra le stelle. Io fu’, siccome immobile, orbo di tanto spiro, il destin chiamava a una sfida senza respiro . Dovevo alzar bandiera bianca e chinar la mia testa ormai stanca? Bramavo di vivere una vita in pieno coi colori dell’arcobaleno, ma uno sguardo e uno all’orizzonte mi fece imperlar tosto la fronte. Avvistai un isola ridente , era un’immagine sorprendente che chiamava me come paziente, mi offrì ristoro e un aggancio di isola felice il progetto SLAncio».

Antonetta Carrabs prende spunto dalla poesia per spiegare che Luigi ha voluto esprimere così il suo attaccamento alla vita e la volontà di non arrendersi mai. Luigi ha scritto in modo “difficile” ma i PoetiFuoristrada non devono preoccuparsi di rima baciata o endecasillabi.

La “benedizione” del poeta Ernesto Cardenal

Spiega Giuseppe Masera ai dieci allievi:
«I poeti vi aiuteranno a scrivere poesia definita con verso libero, senza la rima, senza tante modalità che usano i poeti. L’idea della “poesia libera” nasce nei primi anni ‘80 in Nicaragua paese del Centroamerica dove questo poeta, Ernesto Cardenal, aveva fatto la rivoluzione contro la dittatura di Somoza e come ministro della Cultura promuoveva laboratori di poesia per persone qualsiasi, contadini, pescatori. In più dava alla poesia un valore particolare, inserendola nella “canasta basica” , cioè il paniere dei beni essenziali per la vita come il pane, l’olio».

Masera aveva conosciuto Cardenal in Italia nel 2005 e gli aveva proposto di portare i laboratori di poesia ai bambini ricoverati nel riparto oncologico dell’ospedale La Mascota di Managua, con il quale l’Oncoematologia pediatrica di Monza aveva avviato un programma di cooperazione internazionale.

A sua volta Cardenal aveva ripreso i metodi dello scrittore statunitense Kenneth Koch, autore di diversi libri che raccontano i fantastici risultati ottenuti dai workshop di Letteratura Terapeutica a New York con persone della terza età. «L’ipotesi è che il laboratorio di poesia sia un momento che favorisce un po’ di benessere. — aggiunge Masera — Anche perché si ha l’impressione che chi non sta bene, non sia tanto ascoltato. I sentimenti, le cose che uno vuole esprimere per lo più non si esprimono e la poesia ha questa capacità, quasi una magia, di fare emergere i sentimenti in modo molto rapido e molto forte. Quindi chi legge poi la poesia può trovare qualcosa che a volte non è noto».

Masera ha incontrato Cardenal a Managua, due settimane fa. Il poeta ha molto apprezzato l’iniziativa ed ha dato l’ok perché i laboratori portino il suo nome. «Con Cardenal — sottolinea Masera — siamo d’accordo che proporremo ai Centri di oncologia pediatrica di applicare la stessa modalità che lui ha portato avanti. Lui è disposto a dare a questi centri un libro che ha pubblicato con le poesie dei bambini. Può anche essere un’utopia. Magari però la poesia, che ha la capacità di andare oltre il razionale, potrebbe essere adottata in tanti luoghi diversi».

Le presentazioni

Il gruppo comincia col presentarsi. Ognuno degli ospiti è invitato a parlare liberamente a parlare di un hobby o una passione particolare. Così se ad Anna Maria piace moltissimo leggere, Silvana ama il giardinaggio ma ammette con mestizia di non avere il pollice verde. Aldo racconta di farsi chiamare con questo nome, che non è quello vero, in onore della nonna: «Ho un ricordo bellissimo di mia nonna Alda, era una santa donna, una donna buona. Mi ricordo ancora il suo sorriso».

Luigi è arrivato dalla Sardegna “in continente” nel ‘46 «e ho conosciuto tanta fame». Aldo, quello vero, è anche lui sardo e ama Grazia Deledda e Bertolt Brecht. Carla è stata maestra alle elementari, mentre Eleonora “la più elegante della Residenza” ha lavorato in un’industria di elettronica.

Chiede Silvana, un po’ smarrita, dopo la lettura della poesia: «Ma chi non ha studiato, chi non sa scrivere …?». Antonetta Carrabs la rassicura: «Potete anche non scrivere direttamente. Potere tirare fuori un’emozione e noi la scriviamo per voi».

Amore e ricordi

Una seconda poesia, scritta da un bimbo del Nicaragua dà lo spunto alle poetesse per lanciare il tema dell’amore. «Chi di voi ha qualche ricordo dell’amore?», chiede la poetessa. «Ho avuto sei figli e sono stata sposata tanti anni, penso che di ricordi di amore ne ho tantissimi — dice Silvana. — Avere un figlio in grembo è la cosa più dolce più bella che una donna possa provare».

Luigi ricorda il primo bacio al Parco di Monza quando a 18 anni ha conosciuto una ragazza di bergamo che faceva l’infermiera. «Siamo andati al parco e abbiamo schiacciato l’erba», sospira. Aldo declama: «Anche se nulla può restituirci lo splendore sull’erba e il tripudio dei fiori non rattristiamoci ma acquistiamo forza in quanto ci è rimasto. Cioè è rimasto l’amore».

Tra i partecipanti al laboratorio, la memoria comincia a proiettare immagini di grandi innamoramenti e amori galeotti. Appunti di eventi tristi scatenano sensi di colpa mai sopiti. A sorpresa, sbocciano germogli di nuove intese tra gli anziani stessi. L’amore ha un colore diverso per ciascuno di loro. In una parola, è salute, dolcezza, serenità, bellezza, universo. «Si può scrivere dell’amore per la mamma?» chiede Luigi. Alla risposta affermativa delle poetesse, dal cilindro della memoria tira fuori di getto un componimento: «Una mamma è come un albero grande che tutti i suoi frutti ci dà. Per quanto gliene domandi sempre uno ne troverà. Ti da tutto, il fiore, la foglia, per te tutto si spoglia. Anche i rami si toglierà».

I suoi amici applaudono: é nata la prima poesia dei PoetiFuoriStrada.

18 marzo 2015 | 09:46
© RIPRODUZIONE RISERVATA (Corriere della Sera)


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