
Federico il Grande suona il flauto nel suo palazzo Sanssouci. Dipinto di Adolph Menzel (1850–52)

Non possiamo giudicare una nazione in base a ciò che fa per i suoi cittadini illustri ma quello che fa per i più emarginati: i detenuti.
La musica dentro quale momento di transizione e interazione con la società esterna. La musica dentro, funzione ponte per il recupero della speranza di reintegrazione. Un’occasione utile di consolidamento del percorso di integrazione sociale.
senza incontrarti
ma c’è la speranza. Sempre!
Affinché la speranza non si perda
voglio tornare ad amarti. Nulla, nessuno mi impedirà di rivederti
né il tempo
né la distanza
né l’oceano
né le montagne
fermeranno questo mio volerti amare….
Adriana Raminez, detenuta nel carcere di Sanquirico
I primi due concerti a Bollate e Opera
Bollate, 13 dicembre 2011
Opera, 28 gennaio 2012
Uno Stato è forte quando sconfigge la devianza, dimostrando in ogni momento, anche quando condanna, di sapere essere al fianco di chi ha sbagliato, non per perdonarlo, né dimostrandogli buonismo, bensì per sottrarlo alla sponda del crimine. È giusto garantire dignità alla pena e costruire un percorso che lo riconquisti alla legalità ed al lavoro, favorendone il recupero e il reinserimento nella società, perché ogni filosofia dell’educazione ha una matrice di origine sociale.
La pratica educativa nasce da un’esperienza di integrazione, di inclusione e di educazione alla libertà. Ogni individuo è titolare del proprio diritto di essere umano dovunque si trovi, fuori e dentro il carcere.
Il valore della propria vita rappresenta un bene unico, sempre prezioso e il dovere della legalità che si impone a tutti.
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Non possiamo giudicare una nazione in base a ciò che fa per i suoi cittadini illustri ma quello che fa per i più emarginati: i detenuti. —Nelson Mandela
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